initlabor-perché

initlabor: perché

6 maggio 2006

“La cultura: ribelle, ingestibile”:
è Zygmunt Bauman che così titola un capitolo del suo “Vita liquida”, e non può essere che così.
Ma quale cultura? Quella ufficiale? Quella accademica?
No, la Cultura ‘vera’, quella che è fatto personale e fatto collettivo, che crea una comunità e un linguaggio, quella che è la metabolizzazione, sulla propria base genetica, di quello che si apprende. E che non è solo erudizione: la Conoscenza è altra cosa.
Esiste, da sempre, una cultura ‘altra’, parallela, che si sostanzia con le verità ultime, con quella che sovente è definita ‘eresia’ [quante persone al rogo, un tempo? quante marginalizzate oggi, nell'epoca del soft-power?] e che prende le mosse da un inesausto desiderio di Conoscenza. Che non può essere anch’essa che ribelle al politicamente corretto.
La Conoscenza è un fatto strettamente personale, non la si può comunicare, spesso ha come compagno l’inconoscibile e l’ineffabile. Cose solitamente occultate dalla mentalità ‘moderna’.
Compagna della Conoscenza è la Sapienza (e il Sacro che tratteremo in apposite pagine).

Mentre scrivo queste righe, mio padre sta morendo.
Anche lui, come tutti, era impastato di splendore e miseria, e le riflessioni consuete diventano più ‘vive’, quelle sul senso della vita, quindi anche della propria opera, del proprio dovere. E-learning? E cos’è? Ma andiamo: vogliamo proprio occuparci della versione tecnologicamente aggiornata delle vecchie – e classiste – “scuole per corrispondenza”?
Meglio occuparsi di Musica e riti, di musica e morte, e del silenzio!
Lettera di Mozart al padre:

“Poiché la morte (a ben guardare) è l’ultimo vero fin della nostra vita, da qualche tempo sono entrato in tanta familiarità con quest’amica sincera e carissima dell’uomo, che la sua immagine non solo non ha per me più nulla di terrificante, ma mi appare addirittura molto tranquillizzante e consolante!
E ringrazio il mio Dio di avermi concesso la fortuna di avere l’opportunità (lei mi capisce!) di riconoscere in essa la chiave della nostra vera felicità. Non vado mai a letto senza pensare che (per quanto giovane io sia) l’indomani forse non ci sarò più.
Eppure nessuno fra tutti coloro che mi conoscono potrà dire che in compagnia io sia triste o di cattivo umore. E di questa fortuna ringrazio ogni giorno il mio creatore e l’auguro di tutto cuore ad ognuno dei miei simili. W.A.Mozart – Vienna 4 aprile 1787

Quale è il mio ‘dovere’, in questo punto della mia vita?
La convinzione che ora il mio compito sia di “Radunare ciò ch’è sparso“, e con questo di tramandare, di spargere semi affinché trovino terreno fertile, germinino, crescano e producano a loro volta frutti.
In questo la Rete è un validissimo strumento, e a costo zero, se non quello della dedizione e del lavoro necessario: non costi editoriali, censure, ‘mercato’ e quanto altro.
Nella libertà, naturalmente, insostituibile compagna e della cultura e della conoscenza.
Quale il metodo della Conoscenza?

“Infine, ciò che si deve raccomandare è ricordare più spesso è che la diligenza degli uomini in ogni indagine e in ogni raccolta di storia naturale dovrà d’ora in poi certamente mutare, per volgersi nella direzione contraria di quella seguita finora. L’operosità degli uomini, infatti, è stata mossa da una grande curiosità nel notare la varietà delle cose e nello spiegare accuratamente le differenze fra gli animali, le erbe e i fossili [...] Cose di questo genere procurano certamente diletto e servono talvolta anche nella pratica, ma poco o nulla a penetrare nella natura. Per questo si deve rivolgere tutta la nostra opera a ricercare e a rilevare le somiglianze e le analogie fra le cose, sia nella loro totalità che nelle loro parti. Esse sono infatti ciò che unisce la natura e cominciano a costituire le scienze.”
[Francesco Bacone – La Grande Instaurazione;
Parte seconda, Novum Organum - citato da Chailley]

Far crescere la piantina di “initlabor”, nata qualche anno fa, farla fruttificare, farla diventare una sorta di ‘centro d’unione’, nella quale radunare questa cultura “sparpagliata” nel tempo e nello spazio, e da lì irraggiarla. In una parola: Ricomporre saperi
La scuola oggi
La scuola, e non da oggi, alleva solo “animali” utili al sistema: in questo si è giunti, nell’epoca del “pensiero unico economico” – pensiero “debole” -  a livelli impensati.

“Eric Fromm, profondo conoscitore dell’animo umano, sosteneva che ogni società, per sopravvivere, cerca di imporre a tutti i suoi membri il più alto grado di conformismo possibile, operando attraverso il sistema scolastico, gli apparati economici e produttivi e le istituzioni culturali, sociali e religiose.
Tutto ciò, se da un lato può garantire la sopravvivenza della società, dall’altro finisce inevitabilmente col limitarne la capacità creativa e lo sviluppo.
Queste due ultime condizioni dipendono, infatti, in larga misura dalla presenza di quegli “anticorpi” che sono caratteristici dell’azione di individui non-conformisti, ossia di tutti coloro che non intendono – per un motivo o per un altro – essere omologati e che rifiutano di muoversi come pecore all’interno del gregge”.
[Elio Biancato].

«…L’insegnamento meccanico e specializzato che lo studente riceve è così profondamente degradato (rispetto al vecchio livello della cultura generale borghese) […] perché le forze dominanti, cioè il sistema economico, esigono una fabbricazione massiccia di studenti incolti e incapaci di pensare (e di giullari che divertano e allietino – ben integrati in quella che è ‘Società dello spettacolo” – ndr).
Che l’università sia diventata un’organizzazione – istituzionale – dell’ignoranza, che la cosiddetta “alta cultura” si vada decomponendo al ritmo della produzione in serie dei professori, che tutti questi professori siano degli imbecilli […] lo studente lo ignora e continua ad ascoltare rispettosamente i suoi maestri, con la volontà cosciente di perdere ogni spirito critico per meglio piombare nell’illusione mistica di essere diventato uno “studente”, uno che si dedica con serietà a farsi un’istruzione con la speranza che gli saranno rivelate le volontà supreme.
[Della miseria dell’ambiente studentesco – Strasburgo – 1966 - l'avvio del '68 !!!]
Nella ‘società liquida’ scorgo finalmente germi di consapevolezza (e quindi di rigetto) di una modernità che ha reificato e parcellizzato ogni cosa, nel mentre perde di vista la totalità dell’Uomo.
Negli studi del musicista, nel momento delicato della formazione, non esiste un luogo ove si possano ricomporre saperi separati, noi ci proviamo.
Inoltre certi materiali girano solo tra i musicologi, a formazione avvenuta, “roba” da specialisti, insomma, mentre certe coordinate dovrebbero guidarlo sin dai primi passi: ne deriva una vera e propria necessità di “controeducare”, al fine anche di produrre necessaria consapevolezza.
Peraltro, nella “società liquida”, nella Società dello spettacolo, apprendere un metodo e non solo sterili nozioni, diventa una necessità per la sopravvivenza.

Infine:

«Je déteste deux choses: l’analyse, et le pouvoir».
[Sviatoslav Richter]
«Caminantes, no hai caminos, hai que caminar»
[Chiostro del 1200]
«Fa’ ciò che devi, accada ciò che può»
[precetto della Tradizione]

Joanne Maria Pini – initlabor perchè – maggio 2006

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